Il Festival Biblico a Monte Berico

Una voce messa a tacere

Figura di Giovanni Battista tra profezia e martirio

“Arrestato, fatto incatenare, gettato in prigione” (Mt 14,3)

Iniziativa promossa dalla comunità dei frati Servi di Maria di Monte Berico, con il patrocinio del Festival Biblico

Nell’ambito delle iniziative finalizzate alla valorizzazione del patrimonio artistico custodito al santuario di Monte Berico, articolate nella rassegna “I giovedì alla scoperta del Tesoro”, il 24 giugno p.v. alle ore 20.30 all’interno della Basilica, verrà proposto un particolare dialogo tra spiritualità, arte e attualità: Una voce messa a tacere. Figura di Giovanni Battista tra profezia e martirio, a cura di p. Attilio Carella osm, p. Roberto Cocco osm e Agata Keran (storica dell’arte).

In omaggio al tema del Festival Biblico nell’edizione 2021, “Siete tutti fratelli” (Mt 23,8), l’evento avrà come protagonista p. Moreno Versolato, frate Servo di Maria di origine veneta, cappellano da diversi anni del carcere romano di Rebibbia e legale rappresentantedella Fondazione “La sesta città del rifugio” onlus, che porterà la propria testimonianza riguardo alla fraternità ferita e alle esperienze di solidarietà a fianco dei carcerati.

L’intervento di p. Versolato sarà preceduto da un commento storico-artistico a cura di Agata Keran, dedicato a due antiche pale d’altare raffiguranti san Giovanni Battista, una di Jacopo Palma il Giovane e l’altra di Alessandro Maganza, custodite entrambe nel santuario di Monte Berico.

Il progetto promosso dalla Fondazione “La sesta città di rifugio” onlus si rivolge a persone di ogni nazionalità sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria, in esecuzione penale esterna. L’obiettivo del progetto è di offrire non solo accoglienza fisica nella propria struttura per sottrarle all’influenza negativa del carcere, ma soprattutto realizzare un esempio positivo di convivenza.

Prioritaria, in questo senso, diventa la riqualificazione dei soggetti ospiti tramite attività formative di reinserimento e di riconnessione positiva con la società. Con il progetto si promuove un percorso alternativo alla detenzione all’interno delle mura carcerarie per favorire il reinserimento sociale dei detenuti, offrire un luogo sano in cui ricostruire percorsi di vita sbagliati e, allo stesso tempo, ristabilire contatti con le famiglie di origine al fine di sviluppare e offrire a tali soggetti l’opportunità di una vita diversa.

Ospite della serata don Ampelio Crema.

Informazioni: Biblioteca Berica – bibliotecamberico@gmail.com– 0444.559445

Un capolavoro da restaurare:

la pala dell’altare di san Giovanni Battista a Monte Berico

di Agata Keran

Jacopo Negretti detto Palma il Giovane, Incoronazione della Vergine con santi Bartolomeo, Giovanni Battista, Francesco di Assisi, Antonio abate e Carlo Borromeo, 1606, olio su tela centinata, 368 x 174 cm, Vicenza, santuario di Monte Berico

Descrivendo “tutte le pitture pubbliche” presenti nella città di Vicenza, il conoscitore veneziano Marco Boschini (1602-1681), artista e scrittore, annovera senza esprimere alcun giudizio di valore la pala dipinta da Jacopo Negretti detto Palma il Giovane (1544-1628), suo maestro, collocata all’interno della chiesa di Monte Berico. Inserita ne I gioielli pittoreschi. Virtuoso ornamento della città di Vicenza(Venezia 1677), la descrizione relativa al santuario mariano ha il grande merito di restituire una “fotografia” di com’era articolato l’ambiente interno prima della grande riforma in chiave barocca, configurato quindi ancora secondo il disegno tardo cinquecentesco di Andrea Palladio.

Scopriamo pertanto che l’altare è ubicato, come del resto anche ora, subito a destra dell’ingresso maggiore: “in aria si vede la Beata Vergine coronata dal Padre, e dal Figlio, con l’assistenza dello Spirito Santo con Angeletti; & a baso, nel mezzo, s. Giovanni Battista; & alla destra s. Bartolomeo, e Sant’Antonio Abbate, alla sinistra s. Carlo, e s. Francesco” (M. Boschini, I gioielli pittoreschi. Virtuoso ornamento della città di Vicenza, Venezia 1677, p. 59).

La medesima collocazione dell’altare, seppur nell’economia diversa dello spazio ampliato alla fine del XVII secolo (post 1687), viene confermata da p. Filippo Antonio Disconzi, frate Servo di Maria, che nel 1800 dà alle stampe le sue Notizie intorno al celebre santuario di Maria Vergine posto sul Monte Berico di Vicenza, puntualizzando la presenza di un’iscrizione recante il nome dell’autore della pala “Jacobus Palma F.”.

A informarci dettagliatamente sulla commissione dell’altare – intitolato ormai da tempo a san Giovanni Battista – è l’erudito monsignor Sebastiano Rumor. Esso fu innalzato dalla contessa Camilla Calcia vedova di Emilio Trissino, in adempimento dell’ultima volontà del consorte, espressa nel testamento del 26 febbraio 1606. La nobildonna chiedeva la licenza di apporre sull’altare per sempre lo stemma del casato, “senza poter esser mai rimosso”, e di “far escavare una sepoltura per li suoi defonti” ai piedi dello stesso (cfr. Sebastiano Rumor, Storia documentata del santuario di Monte Berico, 1911, pp. 259-261).

 

Occorre rimarcare che in origine l’intitolazione riguardava lo Spirito Santo e che solo successivamente, in una data sconosciuta, si impose la dedica a san Giovanni Battista, la cui figura centrale con il dito puntato verso l’empireo – dove lo sguardo può contemplare l’incoronazione della Madonna per l’opera della Santissima Trinità – allude al suo ruolo di precessore di Cristo e, al contempo, al suo porsi come “voce che grida nel deserto” (Mc 1,3 e Gv 1, 23).

Allo stato attuale, l’opera meriterebbe di certo un intervento di restauro, per restituire la piena leggibilità della composizione e il suo splendore cromatico, oggigiorno gravemente compromessi.

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